La cultura al tempo del FYBORG

Bio-ipermedia ovvero l’ambiente peculiare cui tutti noi ogni giorno diamo luogo interagendo nello spazio-tempo, attraverso i corpi, con macchine, reti, algoritmi, dati, territori reali e sintetici (Giorgio Griziotti). Secondo modalità di crescente intensità e pervasività, con le interfacce, estensioni meccaniche ed elettroniche, che tendono a integrarsi sempre più intimamente nei corpi, estendendo e potenziando le capacità umane, finendo per modificare la stessa coscienza.

 

E’ recente la notizia che Google, dopo la commercializzazione degli occhiali, ha già depositato diversi brevetti di lenti a contatto hi-tech, con fotocamera, controllabili attraverso i movimenti dell’occhio e con possibilità di collegamento wireless ad altri dispositivi.

Coniando il neologismo Giorgio Griziotti ne ha certamente individuato, tra l'altro, le componenti strutturanti fondamentali: la biopolitica e l’ipermedialità. Nel contempo ha introdotto nel dibattito – un inserto recente nella rivista Alfabeta2 - una efficace griglia concettuale con cui tentare l’esplorazione di queste nuove dimensioni. Contraddizioni e pericoli di sfruttamento e di sottomissione più sofisticati, real-time. Sicuramente una rottura definitiva di ogni delimitazione spaziale e temporale tra il tempo della vita e quello del lavoro. Anche però opportunità inedite di produzione del comune e certamente luogo di conflitto con chi vuole imporre nuove enclosures. Prodotto di tecnologie e di industria, Bio-ipermedia sta ridefinendo velocemente il mondo, le dinamiche produttive, le relazioni personali, la conoscenza.

Dischiusa dall’invenzione dell’iPhone nel 2007, che ha reso pienamente fruibile il mondo delle reti con un dispositivo mobile, tascabile e dotato di una interfaccia utilizzabile con immediatezza, accompagnata dallo sviluppo dell’internet mobile e dalla diffusione e sviluppo di nuovi dispositivi, always connected everywhere, a elevato grado di integrazione, ibridazione e accessibilità, Bio-ipermedia si rivela come una nuova, potente fase della storia dell’automazione, a oltre due secoli dalla comparsa di questa nei primi processi di produzione industriale capitalistica. Ridefinisce, infatti, segnando una discontinuità ontologica rilevante, a pochissimi decenni dai suoi primi passi, la stessa automazione digitale, a sua volta scaturita da quella termo-meccanica delle catene di montaggio, e lo fa innanzitutto superando le sue recenti architetture imperniate sull’internet fisso e sul PC. Un salto analogo a quello realizzato da Marconi nella trasmissioni senza filo delle informazioni. Simultaneità, ubiquità, universalità, tre parole chiave del weareable computing. Anche in questo caso lo scambio d’informazione viene infatti emancipato dal luogo e tempo ristretto e fisso, quindi di più forte controllo e di più obbligata e scontata sottomissione al potere, che caratterizza l’orizzonte PC-internet fisso.

Rispetto alla funzione strutturante e ordinatrice di tipo gerarchico, specializzata per i processi sequenziali di cui il PC, gestito da un’Unità di elaborazione centrale (CPU), è portatore, rispetto all’architettura tecnologica client-server, la prospettiva in cui i dispositivi mobili sono inseriti tenta di approssimare, anche se in maniera ancora del tutto flebile, i processi di riorganizzazione e di reinterpretazione dell’informazione propria del pensiero umano, gestendoli in modo reticolare, abbracciando e percorrendo contemporaneamente le informazioni in modo multisequenziale, secondo un sistema non lineare di percezione.

Con lo stadio di automazione digitale del PC e dell’internet fisso, la nuova fase condivide aspetti come virtualità, simulazione, astrazione, riscontro ma se ne distanzia quanto a possibilità di processi autonomi di elaborazione, resi possibili dalle nuove tecnologie. Attraverso le infrastrutture reticolari possono emergere, proliferare e diramarsi in processi cooperativi, al di là di tecno-entusiasmi o feticismi delle reti, energie autonome e non sottomesse d’informazione, di creazione, di cooperazione, di scambio e di costruzione di significato, nuovi processi sociali, culturali e economici.

Sono già tante le esperienze straordinarie di questi ultimi anni, per tutte DIYbio (do-it-yourself biology, o biologia fai-da-te), rete globale di scienza fatta da cittadini al di fuori dal controllo delle istituzioni tradizionali della ricerca scientifica, e poi le molteplici nuove forme della cooperazione della peer-production (Yochai Benchler).

Non è solamente questione di raccolta, elaborazione simultanea nelle reti tra molteplici unità e di distribuzione e condivisione in tempo reale di tutte le informazioni secondo i dettami di una qualsiasi scuola net-centrica, militare o commerciale che sia. Le connessioni sensoriali umane esplicano nei nuovi scenari relazioni in modo estremamente più evoluto e potente di quanto potrebbe allo stato attuale qualsiasi capacità computazionale della machina.

Sono gli stessi utilizzatori dei nuovi dispositivi a costituirsi infatti all’interno delle reti quali collegamenti affiancando fisicamente alle connessioni elettroniche quelle dei propri tessuti biologici specializzati nel ricevere, trasmettere ed elaborare gli stimoli interni ed esterni del corpo. Ciò permette inaudite e potenti sinapsi tecno-sensoriali, conformando in maniera diversa il nostro cervello, innescando relazioni nella nostra mente sempre più lontane dalla geometria euclidea, e quindi possibilità accresciute di azioni creative.

Pur rimanendo per la scienza e l'abilità delle forze produttive la sottimissione alle legge del valore si dilata lo spazio tempo e insieme la possibilità percettiva, deterritorializzata e ubiqua, enormemente, e si arricchisce al pari del territorio con cui interagisce di informazioni di ogni genere, diviene collettiva e tuttavia si concentra attraverso i dispositivi. In definitiva fa sì che il mondo si presenti a noi così come esso è realmente. Entra definitivamente quindi in crisi la coercizione all’interpretazione univoca della realtà.

Se le conseguenze sono immediatamente apprezzabili in un ambito come quello della rappresentazione geografica, dove da sempre risaltano evidenti i rapporti del sapere geografico con l’esercizio del potere politico (Claude Raffestin), altrettanto dobbiamo pensare accadrà nel settore del patrimonio culturale con la proliferazione di punti di osservazione, di linguaggi, di temi, di sperimentazioni, di pratiche creative altrimenti non possibili, forse nuove forme di arte, e ancora di governance partecipata del patrimonio culturale che saranno resi possibili dalla cooperazione cognitiva attraverso i dispositivi, la loro integrazione nei corpi, le potenzialità accentuate che essi offrono alla capacità interpretativa.

 

Editorial pubblicato Archeomatica - Tecnologie per i Beni Culturali su Numero 1 2014 

 

ENGLISH VERSION

Culture in the time of fyborg

Bio-hypermedia or the peculiar environment we create everyday by interacting with machines, networks, algorithms, data, real and artificial territories through bodies in time and space. This new environment becomes increasingly pervasive, and more intense across its interfaces, its mechanical and electronic extensions, which infiltrate deeper into bodies day by day. Bio-hypermedia has been expanding and developing common human possibilities or needs to such an extent that consciousness itself will be modified.
The latest news is that Google, after marketing glasses, has already registered several patents of hi-tech contact lenses, equipped with a camera, that may be controlled eye movements and wirelessly connected to other devices.
By coining the term “Bio-hypermedia”, Giorgio Griziotti certainly detected its basic structural components, such as bio-politics and hypermediality. At the same time, with an article published in the “Alfabeta2” journal, he introduced an effective conceptual scheme into the debate on digital culture, such new dimensions may be explored. Contradictions and more sophisticated risks of exploitation and submission come out in real time. Of course there is a definitive interruption of any spatial and temporal boundary between social time and working time, as well as unprecedented opportunities to share. So Bio-hypermedia certainly is a source of conflict with those who want to impose new enclosures to exploit common domains.
As a result of technologies and industry, Bio-hypermedia is quickly redefining world, production dynamics, personal relationships and knowledge.
The invention of the iPhone in 2007 put the whole world of network at your fingertips thanks to a mobile, pocket-size device, equipped with a user-friendly interface; all this goes together with the development of the mobile Internet and the spread of highly integrated, accessible and hybrid new devices ”always connected everywhere”. Such an invention made it appear Bio-hypermedia as a new and powerful step through the history of automation, two centuries after its appearance during the first industrial processes of capitalist production.
Bio-hypermedia constitutes a significant ontological discontinuity, despite having only been in existence for a few decades: It has been re-shaping the same digital automation, which derives from that thermo-mechanic automation of assembly lines, by overcoming its recent architectures based on desktops, laptops and fixed Internet.
This can be considered a development comparable with that implemented by Marconi with wireless transmission of information. Its three keywords are simultaneousness, ubiquity, universality.
In this case, the exchange of information is 'emancipated' from the risk of being more controlled and subjected to power, as is the case for the PC-fixed Internet environment, which is delimited and fixed in time and place.
It is a matter of fact that a PC, operating through a CPU, has a hierarchical organizing function, specialised in sequential processes. When compared to the latter and to the client-server technological architecture, the developments offered by mobile devices appear different. Such devices try to imitate the reorganization and reinterpretation processes of information typical of human thought, although still approximate. Mobile devices in fact manage such processes in a net-like way, they contemporaneously surround and go through information in a multi-sequential way, according to a non-linear perception system.
On one hand this new stage shares some aspects, with the digital automation level of a PC and of the fixed Internet, such as virtuality, simulation, abstraction, and feedback. On the other hand, it moves away from opportunities of developing autonomous processing, only possible thanks to new technologies. The net-like infrastructures help to bring together autonomous energies, in order to create information, exchange and build meaning, to disseminate and to spread through co-operation processes Without any escape into easy techno-enthousiasms or network fetishism, it may be said that new autonomous energies independent ideas free from the risk of manipulation and control, may come out from such net-like infrastructures, proliferate and spread in synergistic processes. New practices in social, cultural, and economic production are now possible.
In the latest years there have been so many extraordinary developments; one among them, the DIYbio or do-it-yourself biology, a global science network created by citizens beyond any control of the traditional academic institutions in scientific research, in addition to many new forms of community- based peer production (Yochai Benkler).
It is not merely a question of simultaneous collection and network processing of manifold units, nor of distribution and sharing in real time of all information according to the dictates of any net-centric, military or marketing theory. The human sensory connections perform in this new scenario some relationships in a more advanced and powerful way than any current computing skill of a “machina”.
The same users of the new devices become “connections” inside networks, by physically putting together electronic connections with those of their own biological tissues, suitable to receive, to transmit and to process body’s internal and external stimuli. This allows the manifestation of unprecedented and powerful techno-sensorial synapses, by giving a different shape to our brain, and by triggering in our mind relationships increasingly far-away from the Euclidean geometry and therefore allowing improved chances of creative actions.
Time and space widely expand, whereas unbounded and ubiquitous perception extends just likeas well as the wealth of information, with which it interacts, becomes “collective” and yet collectively concentrates through devices. Definitively, perception makesPerception exposes the world show up to us as it actually is. The obligation to give a univocal interpretation of reality definitively collapses.
Consequences of such new co-operation aspects may be immediately remarked within the scope of the geographical representation, where the relationship between the geographical learning and the exercise of the political power have been always clear (Claude Raffestin). Thus, we have to think that the same may happen in the field of cultural heritage, with a proliferation of viewpoints, languages, themes, experiments, creative practices otherwise impossible, perhaps new forms of art, and therefore shared governance of cultural heritage, which will be made available by cognitive co-operation through devices, their integration into bodies, and the increased potential they offer to interpretative ability.

 

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