Il nuovo volume di Elisa Bonacini, I Musei e le forme dello Storytelling digitale (Aracne Editrice 2020), si inserisce in un ampio dibattito, reso ancora più stringente in seguito alla pandemia COVID-19, che ha messo al centro dell’attenzione il mondo della cultura e dei musei, soprattutto, in rapporto al digitale.
La ricerca vuole illustrare le molteplici espressioni con cui, in questi anni della rivoluzione digitale, si è espresso lo storytelling. La pratica del “raccontare storie”, come si può semplicemente tradurre questo inglesismo ormai più che abusato, si è trasformata, attraverso le nuove tecnologie, in una branca della comunicazione e valorizzazione fondamentale oggi, nel campo culturale e museale. Il volume analizza molteplici esperienze adottate nel campo dello storytelling digitale, con casi sia nazionali che internazionali, con lo scopo (per la prima volta in questo campo) di “fare ordine” nella stessa definizione di storytelling digitale, e di orientare le scelte future di soluzioni digitali narrative.
Elisa Bonacini, analizzando numerose best practices, ha tracciato un quadro non solo dell’evoluzione stessa dello storytelling digitale, ma delle diversificate soluzioni attraverso cui esso è stato ed è declinato. L’autrice ha individuato e analizzato ben 14 tipologie di storytelling digitale (orale, scritto, video, visuale, animato, interattivo, immersivo, social media storytelling, partecipativo, generativo, geo-storytelling, multimedia mobile storytelling, crossmediale e transmediale), ma in alcuni casi (storytelling visuale, animato, interattivo e immersivo) sono state distinte ulteriori sottocategorie, nel tentativo di non escludere alcuna soluzione possibile.
Il volume si presenta, dunque, come un vero e proprio manuale operativo sullo storytelling digitale, che vuole restituire un quadro il più possibile completo di come queste forme di storytelling digitale si siano sviluppate e si stiano tuttora sviluppando in molteplici varianti ed espressioni, sulla base dell’evoluzione e della differente applicazione delle nuove tecnologie digitali nella creazione, nella comunicazione, nella visualizzazione e nella fruizione di tali contenuti.
Sin dall’Introduzione e, lungo tutto il corso del volume, l’autrice esprime la sua nuova visione di museo; un modello che ha voluto definire museo di connessione o di narrazione connessa. Tale modello da un lato assorbe in sé le esperienze museologiche precedenti, che si sono sempre più allontanate dal museo ottocentesco di collezione, dall’altro spinge sulla funzione connettiva del museo con la società attraverso le tecnologie e lo storytelling.
Fonte: (Aracne editore)