Costruire una nuova città con i criteri smart è sicuramente più semplice di adattarne una storica. Smart o intelligente può significare ad esempio anche una cosa semplice come ottimizzare i punti di scambio nelle fermate del trasporto pubblico, ove l’impedimento del tessuto storico (o forse anche un po’ di incapacità progettuale) vanifica appieno le plurifunzionali app informative dei nostri palmari, dove un'intelligente integrazione di sistemi informativi consente di conoscere quale sia il modo migliore per raggiungere una località desiderata.
Nel mondo delle nuove urbanizzazioni si sta procedendo ad introdurre intelligenza con facilità e anche grandi investimenti. Ad esempio, il bilancio appena rilasciato dal nuovo governo indiano prevede uno stanziamento per avviare lo sviluppo di 100 Smart Cities. Fujisawa in Giappone e Songdo in Corea sono due Smart Cities già in fase di sviluppo. La Cina ha 36 Smart Cities in sviluppo. Singapore prevede di diventare una Smart Nation entro il 2015. Iskandar è la prima Smart City della Malesia.
In Europa si è chiuso da poco il convegno The future of cultural heritage in smart cities tenutosi a Bruxelles al Royal Museums of Art and History. In due tavole rotonde si è parlato, da una parte della conservazione del patrimonio culturale, inneggiando alla diagnostica e alle tecnologie più avanzate che sono sempre più applicate alla conservazione del patrimonio culturale, rimarcando poi che il restauro del patrimonio culturale non è solo un dovere morale, ma anche una fonte di innovazione industriale. Dall’altra, si è parlato di tutela e fruizione dei beni culturali, che hanno bisogno di cure e promozione per esprimere la loro potenzialità di essere il più efficace ambasciatore di pace.
Ma non riusciamo proprio a portare un vento di vera innovazione in Europa? Il messaggio istituzionale italiano su questo tema è sempre così poco efficace, antiquato e restrittivo. Non si riesce ad andare oltre al concetto di intervento di stampo esclusivamente “edile”, adottando seria prevenzione assistita da tecnologie smart, professando ancora una fede distorta basata sul dovere morale del Restauro, anziché del dovere morale di prevenire ed evitare il Restauro, ultima risorsa da adottarsi nei casi di incapacità gestionale al pari della calamità naturale.
E sull’ambasciatore di pace poi c’è da dire che in un momento come questo in cui le guerre attentano alle basi più profonde della nostra cultura, la vera ambasciata di pace che possiamo far partire dall’Italia è l’esportazione di competenze, esperienze e tecnologia che, se veramente smart, dovrà agire velocemente ed efficacemente documentando, sia per prevenire i danni antropici e ambientali che per ridurne l’impatto, in successive azioni di manutenzione mirate assolutamente ad evitare in qualsiasi modo il Restauro. Una comunità in stato di recessione economica, per giunta assediata da guerre e terrorismo che mettono in grave crisi le condizioni di sicurezza dei cittadini, in questo momento potrebbe infatti pensare che investire grandi risorse sui Restauri sia esuberante, mentre monitorare le condizioni attuali del patrimonio e fare manutenzione per conservarlo così come è arrivato a noi, anche con i pochi fondi disponibili, quello si che è un dovere!
A Roma, il 13 e 14 maggio 2015 si terrà un forum sulle tecnologie intelligenti in cui una conferenza sarà dedicata agli strumenti smart per i Beni Culturali. Per maggiori informazioni si può andare al link www.technologyforall.it
Editoriale pubblicato nel Numero 4 2014 di Archeomatica.