Lo splendore di Tindari dal drone

Lo splendore di Tindari dal drone

Il video è stato realizzato dalla Redazione di Archeomatica abbinando riprese con drone classico e drone FPV (First Person View), un drone con visore che permette di effettuare riprese più dinamiche. Per visualizzarlo cliccare qui o in basso sull'immagine. Buona visione!!

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Con questa esperienza la Redazione di Archeomatica vuole partecipare ai lettori la bellezza dell'area situata su un promontorio costiero che si sporge, da un'altezza di 268 m, a picco sul mar Tirreno e sulla Riserva naturale orientata dei laghetti di Marinello. La riserva ai piedi del promontorio è collegata all'area sacra e al parco archeologico mediante il sentiero denominato Coda di Volpe. Ringraziamo la gentile concessione della Basilica Santuario di Maria SS. del Tindari e del Parco Archeologico del Tindari.

Il video è stato ricondiviso sulla pagina Facebook della Pro Loco Tindari

Tindari venne fondata da Dionisio I di Siracusa nel 396 a.C. come colonia di mercenari siracusani che avevano partecipato alla guerra contro Cartagine, nel territorio della città sicula di Abacaenum (Tripi). Il luogo era stato già abitato in precedenza come hanno evidenziato gli scavi che, negli anni cinquanta del secolo scorso, sotto un'insula romana, hanno riportato alla luce i resti di un insediamento risalente all’età del bronzo. Durante la prima guerra punica, sotto il controllo di Gerone II di Siracusa, fu base navale cartaginese, e nelle sue acque si combatté nel 257 a.C. la battaglia di Tindari, nella quale la flotta romana, guidata dal console Aulo Attilio Calatino, mise in fuga quella cartaginese.

Da allora la città passò nell'orbita romana rimanendo fedele. Cicerone la citò a proposito delle vessazioni e malversazioni di Verre come nobilissima civitas. Nel I sec. a.C. fu  base navale di Sesto Pompeo durante la guerra civile contro Ottaviano le cui truppe la conquistarono. Augusto, dopo il 36 a.C., vi dedusse la colonia di diritto romano Augusta Tyndaritanorum, una delle cinque della Sicilia. Nel I secolo d.C. subì le conseguenze di una grande frana, mentre nel IV secolo fu soggetta a due devastanti terremoti. Sede vescovile, sotto il controllo dei Bizantini dal 535  cadde, pare, nell'836 nelle mani degli Arabi dai quali venne distrutta. Vi venne costruito il santuario dedicato alla Madonna Nera di Tindari, progressivamente ingrandito, che ospita una Maria con il Bambino scolpita in legno, considerata apportatrice di grazie e miracolosa dai cattolici.

Il nome odierno deriva dal greco antico Τυνδαρίς Tyndarís (da cui la variante italiana Tindaride), successivamente anche Τυνδάριον Tyndárion, così come riportato rispettivamente da Strabone e da Tolomeo[3]. Il toponimo in siciliano è [l]u Tìnnaru, mentre i suoi abitanti sono detti tinnaroti o tinnaritani. In italiano, oltre a tindaroti e tindaritani, esistono anche i recuperi dotti di tindaridi (con accento sdrucciolo) e tindaridei. Sia il nome dell'insediamento che i suoi demonimi sono un riferimento al re spartano Tindaro (in greco antico Τυνδάρεος Tyndáreos) e alla sua progenie, tra cui i Dioscuri che, in quanto figli di Tindaro, erano detti tindaridi.

A cura della Redazione

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