Si è tenuto nei giorni 18 e 19 ottobre 2024 il Convegno di studi promosso dall’Università della Tuscia a Soriano nel Cimino (VT) sul tema ‘Archeologia preventiva: teorie, metodi ed esperienze’.
Ha visto la partecipazione istituzionale del Direttore dell’Istituto Centrale dell’Archeologia e del Soprintendente SABAP per la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale del MIC, del Sindaco e dell’Assessore alla Cultura del Comune di Soriano nel Cimino, dell’Italferr S.p.A. - Polo Infrastrutture Ferrovie dello Stato, delle Università degli Studi di Napoli, del Salento e di Cagliari e di Archeoimprese.
Oltre ad illustrare con la compattezza del metodo archeologico l’approccio al territorio suburbano nella tutela dai rischi, anche geologici, nella valorizzazione e nella fruizione del paesaggio storico, sottolineando il ruolo dell’archeologia nella pianificazione territoriale, che precede la progettazione infrastrutturale e architettonica, il convegno ha introdotto per il largo pubblico, oltre che per gli addetti ai lavori, le innovazioni tecnologiche apiù avanzate raggiunte nel rilevamento di prossimità e da remoto, compresa la sperimentazione del magnetometro da drone e la pratica d’indagine geofisica. Spezzando una lancia a favore di quel processo di crescita della disciplina, che non si limita all’accumulo dei materiali nell’intento di preservare, cioé, alla pur necessaria musealizzazione e catalogazione rapida dei reperti senza prescindere dalla loro localizzazione e provenienza storico-geografica, ma all’identificazione e conservazione del cantiere aperto sul territorio, anche nel contesto cittadino dell’architettura sotterranea e delle infrastrutture.
L’iniziativa dei Sistemi Informativi Territoriali, addirittura pioneristico l’avanzato SITAR della provincia di Roma, ha aperto la strada, tra evoluzione normativa e pratica d’intervento, alla formazione del Geoportale Nazionale per l’Archeologia, lo GNA. Il portale, si legge nel web, “costituisce il punto di raccolta e condivisione online dei dati esito delle indagini archeologiche condotte sul territorio italiano. Obiettivo primario del progetto è la creazione di una carta archeologica dinamica del territorio nazionale, facilmente implementabile nel tempo, di accesso libero e di facile consultazione, aperta al riuso e all'integrazione da parte di tutti gli utenti, a struttura modulare mappale dei dati provenienti da una pluralità di fonti informative georeferenziate.”
L’archeologia preventiva è molto più che una propedeutica disciplinare allo studio delle scienze archeologiche e una metodologia dell’esercizio professionale del mestiere di archeologo: è una memoria, anche grafica, dei risultati della ricerca archeologica. Per quanto l’archeologia sia sospinta alle origini della preistoria dai più moderni criteri di classificazione e misura e per quanto ampliato sia il suo spettro epistemologico da espandersi ai confini dell’antroposofia, è una scienza che si muove sul terreno della cultura materiale. Paradossalmente, però, è immateriale al punto tale da non potersi fermare sul limitare delle necropoli, sulla soglia del culto dei morti, ma vi si addentra oltre il confine perimetrale della forma geometrica prevedibile nell’andamento del terreno, cioé oltre la prospezione, attraverso il rinvenimento della più minuta delle suppellettili, fino alla scrittura e alla parola al culmine dell’astrazione dal dato e perfino alla ricostruzione dell’abitato che vi sorgeva vicino. L’archeologo che fa scavo sa che l’archeologia preventiva esiste da sempre e consiste specialmente negli strumenti precipui usati dall’archeologo sul campo per preservare i tesori scoperti e da scoprire, anche secondo le probabilità di sviluppo del sito archeologico oggetto d’indagine. Oggi potremmo dire che il campo d’analisi di questo approccio metodologico è il lavoro di rilievo preliminare alla stesura da parte dell’archeologo del giornale di scavo: non dice solo come e dove sia opportuno scavare, ma anche come proteggere il manufatto, scoperto e da scoprire, da ogni fattore di rischio di danno eventuale, ancorando la sua memoria ad una sequenza di dati, che può essere anche molto più ampia di quella raccolta nello spazio di un singolo sito archeologico. Nell’informare il pubblico veramente imponente, che era presente al Convegno, sulle possibilità di riuso delle discipline archeologiche nella progettazione ‘smart’ dello spazio urbano, l’iniziativa si è inserita nella sensibilità dei cittadini al recupero storico-artistico e alla promozione del turismo, non solo enogastronomico.
D’obbligo la visita al Palazzo Chigi Albani di Soriano sul Cimino, oggi in parte sede di esposizioni d’arte, tra le quali due di concittadini: una dei fotogrammi di Dino Pedriali dedicati a Pier Paolo Pasolini, dal titolo “Pedriali e Pasolini: istantanee di una solitudine” ed un’altra personale di pittura ‘ecosofica’ di Giuseppe Rossi, che ritrae gli anelli delle sezioni dei tronchi arborei, sulle orme della dendrologia di Leonardo da Vinci, trasformandoli in un intrigo di neuroni e di visceri, un vero e proprio omaggio ai boschi, potremmo dire primordiali, che circondano la cittadina. Il palazzo non avrebbe potuto ospitare l’affollato congresso, infatti, perché pericolante, nonostante sia uno degli edifici esemplari del manierismo viterbese, il cui singolarissimo parco sarebbe un polo d’attrazione non secondario rispetto al Palazzo Farnese di Caprarola, alla Villa Lante di Bagnaia e al Bosco Sacro di Bomarzo: tuttora in rovina è in perenne attesa di risanamento, storicamente rimbalzato nella gestione tra privato e pubblico. Fra gli altri relatori sono intervenuti al convegno, sul piano della ricerca universitaria, i docenti di archeologia Giuseppe Ceraudo dell’Università del Salento e Stefano De Angeli dell’Università della Tuscia e l’archeologo Matteo Serpetti dell’Italferr. I quali ultimi impegnati, come ben noto alle pagine di Archeomatica, nella riscoperta del sito di Faleri Novi; il castro falisco nel Lazio forse la più importante opera di ricostruzione da parte dei Romani del centro urbano di una civiltà vinta, che contribuirà a dar vita alla tipologia del borgo fortificato medievale: il castello.
Fonte: La redazione di Archeomatica ha partecipato in presenza all'evento.
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